Embrace, 1995. Animazione digitale su schermo LCD, computer, 60 secondi. © Courtesy l’artista, New York, e Galleria Lia Rumma, Milano
a cura di Valentina Redditi, il 01/12/2008
Promossa da Provincia di Milano e Fondazione Hangar Bicocca, con il contributo della Regione Lombardia, un’ampia mostra antologica – suddivisa in due sezioni espositive, una all’Hangar Bicocca (fino all'11 gennaio 2009) e l'altra allo Spazio Oberdan (fino al 25 gennaio 2009) – esplora la produzione dell’artista cileno Alfredo Jaar, che da sempre dedica il suo lavoro alle emergenze umanitarie e sociali del terzo mondo, affiancandosi ad un progetto pubblico a cura di Gabi Scardi e Bartolomeo Pietromarchi.
Artista, architetto di formazione e film-maker, Jaar nasce nel 1956 in Cile e si forma durante la dittatura militare di Pinochet, producendo diversi lavori esplicitamente critici rispetto al regime. Si trasferisce nel 1982 a New York. Nei vent’anni successivi partecipa alle maggiori mostre e rassegne internazionali.
Nell’arco del suo percorso Alfredo Jaar instancabilmente si interroga su come l'arte possa interagire con il contesto sociale e politico più vasto; affronta temi di assoluta rilevanza, legati in molti casi a situazioni di urgenza umanitaria, di oppressione politica e di emarginazione sociale, di scarsa considerazione dei diritti umani e civili.
An Atlas of Clouds, 2006. Fotografia a colori su plexiglas incorniciata, 107 x 183 x 5 cm. © Courtesy l’artista, New York, e Galleria Lia Rumma, Milano
Si concentra in particolare su situazioni che la nostra coscienza tende a rimuovere e sulla retorica attraverso la quale i media manipolano e trasmettono le informazioni. Con le vicende che tratta, l’artista si confronta direttamente dando voce e volto alle vittime e ai testimoni.
Jaar crede in una correlazione tra etica ed estetica, attribuisce fondamentale importanza a un ruolo attivo e socialmente responsabile della cultura e insiste sulla necessità di ribadire, attraverso l’energia creativa dell’arte, posizioni etiche, anche fortemente critiche, di fronte a temi difficili e a fatti gravi come ingiustizie, genocidi, emergenze umanitarie.
Nelle sue opere, sempre improntate a estrema perfezione formale, adotta linguaggi e strumenti diversi, dalla scultura all’installazione, dal video alla fotografia, al lightbox fino a opere di dimensioni ambientali.
Emergencia, 1998. Vasca in metallo, acqua, maquette in fibra di vetro, impianto idraulico, motore, vasca: 91 x 731 x 706 cm, maquette: 30 x 655 x 600 cm, frequenza di emersione: 1 minuto ogni 12 minuti. © Collezione MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, Spagna
La mostra, realizzata in stretta collaborazione con l'artista, rappresenta un percorso attraverso le sue opere più importanti, rappresentative di oltre vent’anni di lavoro. Una mostra importante, che farà riflettere, discutere, e consentirà al pubblico di conoscere l’opera di un grande maestro contemporaneo.
Le vicende e l'immagine dell’Africa e le sue relazioni con il mondo occidentale costituiscono il filo conduttore della sezione di mostra allestita allo Spazio Oberdan. Jaar ha infatti dedicato diverse delle sue serie più importanti alla situazione di paesi africani come il Ruanda, l’Angola, la Nigeria. Vero e proprio punto di svolta nel suo percorso è The Rwanda Project: ventuno lavori eseguiti tra il 1994 e il 2000 in cui Jaar dà voce e volto alle vittime e ai testimoni del genocidio di massa avvenuto in Ruanda.
Leggi il testo completo sulla sezione di mostra allo Spazio Oberdan
All’Hangar Bicocca saranno visibili opere di forte impatto e di grande dimensione. Tra queste A Logo for America, un progetto del 1987 di parole e immagini sul significato della geografia, realizzato per un edificio di Times Square a New York: Jaar ha prodotto un intervento animato proiettato ogni sei minuti, circondato dalle consuete pubblicità di prodotti, creando una sorta di aritmia nelle insistenti pulsazioni della cultura commerciale.
Leggi il testo completo sulla sezione di mostra all’Hangar Bicocca
La mostra di Alfredo Jaar It Is Difficult sarà affiancata dal progetto pubblico Questions Questions ideato per l’occasione, calibrato sulla città di Milano e sull’area circostante, che si avvale della collaborazione di IGPDecaux e di MBA Group.
Geography = War, 1991. Cinque lightbox con diapositive a colori, cento barili in ferro, acqua, lightbox: 102 x 102 x 13 cm ciascuno, barili: 91 cm h, 61 cm Ø, dimensioni totali: variabili. © Courtesy l’artista, New York, e Galleria Lia Rumma, Milano
Tra i maggiori rappresentanti di una pratica dell’arte critica, legata alle possibilità di una trasformazione responsabile della società, Jaar si interroga sull'impegno dell'arte e della cultura, sulla loro prontezza nell'interagire con il contesto sociale e politico più vasto e nel rispondere alle istanze fondamentali della contemporaneità.
Il progetto pubblico prende la forma variegata di uno spazio collettivo di confronto a più voci sul senso del fare cultura sentendosi parte di un’epoca e di una collettività. In particolare si articolerà in un’affissione pubblica che, adottando modalità e supporti della pubblicità, insinuerà invece nella città una serie di domande su “cos’è la cultura”.
Domande relative al ruolo della cultura nella società attuale verranno inoltre proposte al pubblico tramite altri mezzi di comunicazione mediatica e saranno alla base di una serie di incontri pubblici nonché di un convegno internazionale (il 21 gennaio 2009 al Teatro Litta) che riunirà figure autorevoli di studiosi e di esperti in campi diversi del sapere.
Partendo dal presupposto che l’arte coltivi sensibilità critica e rapporto con la politica, l’artista mira dunque ad attivare un dibattito sul ruolo della cultura sia in quanto espressione del tempo che viviamo in tutte le sue complessità, le sue diversità, e le sue urgenze, sia come vero e proprio agente di trasformazione e motore di sviluppo sociale.